Sentirsi abbandonati, come ci rende più resilienti!

Più stiamo soli e più ci sentiamo abbandonati e questo sentimento crea in noi una grande paura di rimanere senza più nessuno accanto. E a te, spaventa il solo pensiero di poter essere abbandonato emotivamente? Come abbiamo già detto se conosciamo le nostre paure, possiamo trovare delle strategie per affrontarle e superarle al meglio.
Il senso d’abbandono è una reazione comune e naturale alla perdita di un legame affettivo importante come ad esempio:
- un genitore che si allontana quando siamo bambini;
- la fine di un’amicizia, ad esempio, nell’adolescenza;
- o ancora il termine di una storia d’amore da adulti.
Tale timore è di solito associato alla sensazione che le persone importanti siano instabili o non affidabili. Per questo motivo non continueranno nel tempo a offrire sostegno, supporto, presenza e affetto, abbandonando la persona o addirittura “sostituendola” con qualcun altro “migliore” di lei.
I principali sintomi di questa paura sono: forti sensazioni di ansia legata alla separazione; sentirsi insicuri ed immeritevoli di amore; eccessiva sensibilità alle critiche; difficoltà a fidarsi degli altri; difficoltà a fare amicizie e ad avere intimità emotiva; rabbia repressa e difficoltà di controllo degli impulsi; fare di tutto per compiacere l’altra persona; incolpare se stessi quando le cose non funzionano; difficoltà a impegnarsi in una relazione e poche relazioni a lungo termine; affezionarsi molto velocemente alle persone e altrettanto rapidamente allontanarsi.
La paura dell’abbandono è continuamente attivata e alimentata da 3 precisi comportamenti (in questi esempi parleremo di partner intendendo relazioni amorose e/o amicali):
1. comportamenti di evitamento: decidere di non legarsi sentimentalmente a qualcuno, oppure mostrarsi indifferenti verso il partner o poco affettuosi o poco legati. Apparentemente sono comportamenti messi in atto per evitare di sentire l’ansia di abbandono ma che in realtà la rinforzano e rinforzano la convinzione che le relazioni siano qualcosa che produce un dolore ingestibile.
2. comportamenti d’ipercompensazione: significa mostrarsi sempre e costantemente presente, la persona si mostra molto possessiva con il partner. L’obiettivo è quello di evitare alla paura di abbandono di crescere, ma anche in questo caso, succede esattamente l’opposto: la convinzione e la paura che qualcosa di brutto possa accadere viene mantenuta sempre attivata e bisogna essere in costante allerta.
3. comportamenti di resa: sono quei comportamenti da “vittima”, le scenate di gelosia, che vengono messi in atto come se la persona sia stata abbandonata dal partner con lo scopo di convincere l’altro a far cessare l’abbandono, vero o presunto che sia.
Tutti questi comportamenti, che sono messi in atto per evitare l’abbandono, alla lunga, possono avere l’effetto opposto. Il partner potrebbe non comprenderli e stancarsi di sentirsi trascurato oppure sempre controllato, in difetto a causa di mancate attenzioni e tutte queste conseguenze andrebbero a rinforzare la paura: vengo sempre abbandonato/a da chiunque.
Come possiamo gestire questo grande timore? Ecco di seguito qualche suggerimento:
1. analizzare: per poter fare qualcosa di utile e funzionale è la consapevolezza di come funzionino certi meccanismi. Occorre comprendere cosa sta succedendo nelle proprie relazioni e perché, quali meccanismi e comportamenti metto in atto;
2. comunicare ed ascoltare: esprimere al proprio partner le paure, i pensieri e le preoccupazioni è un ottimo modo per renderlo partecipe di ciò che sta accadendo in noi; dandogli la possibilità di rispondere e soprattutto ascoltarlo con serenità e fiducia;
3. agire: l’agire nel presente affinché certe modalità relazionali non si riattivino
costantemente. Quindi, fare qualcosa per cambiare e modificare concretamente il nostro agire, soprattutto nelle relazioni. Questo implica il rendersi conto, nella quotidianità, delle dinamiche che si attivano. Serve fare un passo indietro per poter sperimentare, seppur con difficoltà, nuove modalità comportamentali. Qualcosa di alternativo a ciò che, automaticamente, avremmo la tendenza a mettere in atto;
4. provare la sensazione temuta: Talvolta il timore dell’allontanamento dell’altro è legato anche al timore di non potercela cavare da soli; può quindi essere utile fare esperienze da soli che ci permettano di farci sentire più competenti e autonomi. Che incrementino il nostro senso di efficacia personale;
5. non smettere mai di conoscere sé stessi: se, per paura di perdere l’altro, ci siamo annullati e per allinearci a quelli che erano i desideri degli altri, è importante imparare a conoscersi davvero come individui. Serve riscoprirsi (chi sono io oggi? cosa mi piace davvero? di cosa ho bisogno? cosa non mi piace?).
Se vuoi affrontarla realmente è necessario che tu sia onesto rispetto al tuo passato e a ciò che provi. Tutti questi passi potranno aiutarti in questo processo, consentendo di vedere meglio noi stessi (e l’altro) per quel che davvero si è, diventano importanti anche al fine di poter sperimentare una relazione che sia veramente appagante e soddisfacente. Non è facile sperimentarsi in modalità così diverse da quelle cui siamo abituati. E non è facile tollerare le emozioni che questo comporta.
Se ti rendi conto di non riuscire a gestire questa paura da solo o hai sintomi di altri disturbi (es. panico, disturbi ansiosi, depressivi) allora prova a considerare la possibilità di contattarci senza vergogna. La psicoterapia può essere un utile mezzo per incrementare la consapevolezza di certe dinamiche, per dare loro un significato. Aiuta a contenere le esperienze emotive dolorose che le accompagnano e sperimentarsi in nuove modalità, nonostante la comprensibile paura.